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La storia della Nike Air Kukini

Il ritorno di un'icona del passato
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Gli archivi di Nike sono costellati da modelli e design pronti a ritornare in scena di anno in anno. Tutte le volte che li prendiamo in esame, ci accorgiamo di quanto possano essere vere e proprie icone del passato, ma anche di quanto molte silhouette possano essere rilanciate nel mercato odierno trovandosi perfettamente a loro agio nella contemporaneità.

La Nike Air Kukini si unisce all’infinito inventario dei modelli “caged” di Nike. Ma la storia del modello in questione ha radici più profonde, legate a un ambizioso progetto dell’azienda di Beaverton e, soprattutto, alla cosiddetta storia dei 5 puntini.

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Nel 1999, Nike – dopo anni di vincenti sperimentazioni tecnologiche che avevano visto il lancio sul mercato dei modelli Talaria e Foamposite – aveva intenzione di creare modelli di alto livello per migliorare le prestazioni sportive dei propri atleti. Nacque così  Alpha Project .
Fu un certo Ken Black che all’epoca creò e fece approvare al board di Nike un logo raffigurante 5 pallini, associabile proprio al progetto in questione. Nike aveva a tutti gli effetti bisogno di un logo che rendesse riconoscibile la sezione sport high-performance dell’azienda, ma che, allo stesso tempo, potesse integrarsi in maniera armoniosa con lo Swoosh senza nasconderlo. Molti dei modelli targati Alpha Project sono finiti nel dimenticatoio, alcuni sono diventati di nicchia nei mercati secondari giapponesi; altri sono rimasti indelebili nella memoria come la Air Presto e la Air Kukini.

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La storia della Kukini si consolida durante la vicenda che vede protagonista il designer Sean McDowell, il quale, lavorando al fianco dell’atleta di triathlon Mark Allen, capì di dover risolvere un problema fondamentale di alcuni atleti. Chi praticava questo tipo di sport, infatti, era solito rinfrescarsi gettandosi acqua sui capelli che, scivolando sulle gambe e penetrando nelle scarpe, appesantiva le suole peggiorando nettamente la prestazione atletica.
McDowell capì quindi che, per migliorare la scarpa, la soluzione sarebbe stata quella di perforare la suola per far drenare l’acqua. L’altro dettaglio che donò grande riconoscibilità alla sneaker fu la creazione di una gabbia in silicone che avrebbe dovuto sopperire alla mancanza dei lacci, tenendo il piede ben saldato sulla suola. Con gli anni, la Air Kukini è diventata un modello inconfondibile all’interno del mondo lifestyle e ha portato con sé tutto ciò che nel 2000 era stato pensato per il mondo dello sportswear. Anche la outsole in Duralon, che fa da base alla tomaia in mesh, venne aggiunta per rendere la scarpa più resistente nel tempo.

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Proprio quest’ultima sta per fare il suo ritorno sugli scaffali di Nike nella sua silhouette OG, ben ventidue anni dopo la sua prima uscita. Nonostante la struttura OG non sia stata riproposta per anni, nell’ultimo decennio abbiamo comunque avuto altri assaggi della Kukini, prima nel 2012, ibridata con la suola Free Run e poi recentemente, nel 2020, con la versione di Stüssy ibridata con la suola della Spiridon Cage.

La scarpa uscirà il 26 maggio nella colorazione Leopard. Successivamente sarà disponibile nelle versioni Lemon Venom e Topography.

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